venerdì 9 dicembre 2011

Hai cominciato a crederci?

« Destino ».

« Hai cominciato a crederci? »

« Ho cominciato a sperarci » spiego, abbozzando un triste sorriso. Le lacrime ancora mi sovrastano e non riesco a distogliere lo sguardo da David e Suzanne. Le parole mi risuonano nella mente come ripetute all’infinito: ho cominciato a sperarci.
Quando ero piccola mia madre una volta mi aveva spiegato che il Destino lo aveva inventato l’uomo per attribuire le proprie colpe a qualcosa di più grande ed incontrollabile. Una divinità trascendibile come il Destino era il capo espiatorio di ogni incidente, di ogni sfortuna, di ogni fallimento. « Colui che crede nel destino » mi aveva detto, mentre si legava i capelli rossi in una trasandata coda, « ha trovato il modo di non darsi la responsabilità di nulla. Ogni suo errore viene da quest’ente soprannaturale e nessuno può far nulla per impedirlo. Quindi, perché sentirsi in colpa? »
Aveva anche detto che chi ci credeva era un codardo, ma io non credo di esserlo. Io spero che esista solo per non sentirmi inadatta, ancora una volta. Lo spero perché se il Destino esiste sul serio allora io non sono mai appartenuta a David, non era stato Scritto che ci amassimo. Non è che lui non mi ami perché io ho sbagliato, perché non ho fatto le cose corrette, non sono stata abbastanza simpatica o seducente, ma perché semplicemente non sono quella giusta. Quella giusta è Suzanne.                                                                                                                                      
{ Tratto da "Destiny", capitolo 24.

Eccomi qui. 
Mi chiederete perché ho iniziato riportando questo pezzo; forse perché voglio farvi conoscere un po' anche di cosa può parlare Destiny, ma in particolare perché oggi mi sono resa conto di quanto alcune cose combacino con i miei pensieri.
Non credo nel Destino personalmente ma a volte vorrei: chi non vorrebbe dopotutto avere una scusa per dire che le cose non vanno come ci si aspetta o come si spera semplicemente per un'ente trascendente? Non ci sarebbe più la responsabilità, ciò che accade non è conseguenza delle nostre stesse azioni, ma semplicemente perché è già deciso che deve essere così.
Eppure non posso credere al Destino, e la colpa continua a graffiare le pareti del mio cuore.

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